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Raccontarsi in quarantena

La pandemia sta cambiando le nostre abitudini quotidiane: maggiore attenzione alle regole, riflessioni e considerazioni sul dopo emergenza, ipotesi su come riusciremo a gestire senza la paura del contagio un mondo che ci ha sempre visto a stretto contatto gli uni con gli altri. E a tutto questo si aggiunge anche il modo in cui ci approcciamo al mondo della comunicazione: i mutamenti già in atto, infatti, non riguardano solo la fruizione attiva e passiva dei contenuti informativi e pubblicitari, ma anche le modalità con le quali questi vengono e saranno ideati e diffusi. Vediamo, allora, in che modo alcuni brand stanno affrontando già oggi questa che sembra una vera e propria rivoluzione.

L’emergenza COVID-19 ha radicalmente cambiato le nostre abitudini, la nostra vita e – azzardiamo – il nostro modo di pensare. Quanti di noi, infatti, si stanno chiedendo non solo quando, ma anche il come tutto questo finirà?

Immaginarci in un bar a sorseggiare un caffè, in vacanza tra spiagge o vie affollate, in un ristorante a gustare prelibatezze, in un cinema, teatro, museo o immersi nell’esperienza di una festa patronale, un mercato all’aperto o semplicemente in una tranquilla e senza pretese situazione conviviale con i nostri cari oltre le mura domestiche sta diventando davvero incredibile visto che la paura sarà l’ultima a cessare dopo quello che è stato definito un vero e proprio tsunami, che ha trascinato con se vita e vite (tante, troppe, purtroppo).

Ma se per deformazione professionale ne aggiungessimo un’altra di domanda (che poi è già una constatazione): come cambieranno le strategie di comunicazione, specie quelle pubblicitarie, on e off line?

A questa domanda e a questa serie di mutamenti, tanti sono i brandi che stanno già rispondendo con una – chiamiamola – riorganizzazione della propria strategia comunicativa. Circolano già spot TV e campagne (social, soprattutto) che sono stati sviluppati non tanto per promuovere il prodotto, ma per rimarcare aspetti solidali ed etici e quella maggiore sensibilità collettiva che si è sviluppata a causa del timore e della tristezza dovuti a questa situazione. Un momento molto delicato e senza precedenti che il mondo sta attraversando, è vero, seppur ad oggi – ed è bene sottolinearlo – lo stesso mondo non è di certo stato privato in passato da eventi negativamente influenti come guerre, epidemie, esodi, disperazioni, violenze, ingiustizie.

Ma facciamo alcuni esempi.

Far caso o sottolineare lo stretto legame con della pubblicità “classica” con la comunicazione digitale non dovrebbe più stupirci, ma quanto è bello l’hashtag #italiacheresiste che chiude il nuovo spot lanciato in questi giorni da Barilla? E quanto è emozionante lo spot in sé?

Spot Barilla #italiacheresiste 2020

La “mamma di tutte le paste” – ci permettiamo di chiamarla così – ha infatti firmato uno spot che in 60″ racchiude tutto quello di cui avevamo bisogno: emozione, ricordi, memorie, constatazione, speranza, resistenza, reazione, desiderio, passato, presente e futuro. E un grande GRAZIE. Ai propri dipendenti ma anche: grazie all’Italia che continua a lavorare.

Grazie all’Italia che continua a proteggerci.

Grazie all’Italia che rispetta le regole.

Grazie all’Italia che contribuisce ad affrontare questo momento tragico.

Grazie all’Italia che resiste tra spaesamento, coraggio, paure e speranze, ma continua a esistere, nonostante tutto.

Ad accompagnare le immagini che scorrono tra le bellezze del nostro patrimonio artistico e le strade deserte, tra uomini e donne impegnati negli ospedali, in fabbrica, nelle attività ancora aperte al pubblico e o tra la gente, tra quel cielo blu che ricorda a noi e al mondo il nostro Bel Paese sul quale sventola il nostro tricolore, c’è la voce calda di Sofia Loren, simbolo dell’Italia e rappresentante dell’italianità nel mondo, che si plasma con quel motivo tanto caro ai nostri cuori e che lega Barilla alla memoria, all’emozione, al senso di “casa”. Quella del claim “Dove c’è Barilla, c’è casa”. Quella che oggi è l’Italia intera. Una casa che oggi è luogo sicuro per tutelarci e tutelare. Una casa che, abitazione o nazione, per noi è sempre stata sinonimo di accoglienza e un punto da cui (ri)partire o a cui ritornare.

Il prodotto? Non compare mai, se non con il logo che firma il finale di uno spot che sai chi rappresenta e che guardi consapevole di cosa rappresenta. Una scelta che un brand come Barilla sì può permettersi, ma fatta con la consapevolezza che ora è necessario lasciare spazio all’emozione e al sentimento, gli stessi che arricchiscono il brand e di cui il brand stesso è simbolo.

Ringraziamenti sul sito https://www.barillagroup.com/it – aprile 2020

Anche Grana Padano ha realizzato uno spot creato ad hoc per questo periodo. Forse il contenuto sarà un po’ meno emozionale, ma sicuramente anche questo è carico di speranza, di riflessioni e voglia di non fermarsi.

Spot Grana Padano – aprile 2020

Come anche Vodafone, che ci mostra le infinite possibilità dello “stare insieme digitale” anche se distanti, mentre anche sui nostri dispositivi mobile ci ricorda costantemente l’importanza di restare a casa.

Spot Vodafone – 2020
Il messaggio di Vodafone Italia sui nostri dispositivi mobile – Aprile 2020

O la campagna di Aperol Spritz, simbolo per eccellenza della convivialità e della spensieratezza date dal momento aperitivo, che insieme a Rockin’1000 (la più grande rock band del mondo, in pratica) non solo ha riunito virtualmente 1200 musicisti , ognuno dei quali nella propria casa ha cantato e suonato “Una musica può fare” di Max Gazzè, ma ha così lanciato una iniziativa solidale per sostenere la Protezione Civile. Perché #TogetherWeCan

#TogetherWeCan – Aperol Spritz feat. Rockin’1000 – 2020

E ancora: Poltronesofà, Esselunga, Coop, La Molisana, Monge: tantissime sono le aziende, non solo legate al food e ai beni di prima necessità, che si sono attivate per fronteggiare la crisi con campagne e azioni solidali o di forte impatto etico.

Certo, fino ad ora abbiamo riportato campagne e spot di grandi brand e aziende, ma tanti, tantissimi sono i casi anche di medie e piccole imprese impegnate in prima linea in tal senso e che hanno lasciato che il proprio prodotto o servizio facesse da sfondo a messaggi ora ritenuti più importanti per impatto sociale.

Ritornando alla nostra domanda: come cambieranno, quindi, le strategie di comunicazione, specie quelle pubblicitarie, on e off line?

Qualcosa si sta già muovendo.

I brand e le aziende – non solo chi ha potuto continuare con il commercio on line, ma anche quelli purtroppo fermi e chiuse per DPCM, ndr – di certo non sono rimasti inermi a subire quello che sta accadendo, ma sono oggi sicuramente più orientati verso una comunicazione pubblicitaria che pare sia ritornata a voler veicolare messaggi esperienziali, motivazionali, emozionali e che pongano il prodotto al centro di scelte etiche e social di grossa importanza.

In pratica, oggi stiamo assistendo alla messa a punto di una sorta di instant marketing (non solo web) che però si allontana dall’ironia e dai “meme” a cui eravamo abituati, per costruire strategie strutturate e con molta più sostanza.

Le premesse per una rivoluzione e una sorta di ritorno alle origini forse ci sono. Vedremo – e ci impegneremo – affinché da tutto questo se ne possa trarre un profondo insegnamento che tenga in considerazione lungimiranti cambi di linguaggio e programmi, in vista di quel che sarà e di nuove consapevolezze, usi e abitudini sia da parte di chi quelle comunicazioni le “subisce” (utenti e consumatori), sia da parte di chi le crea e costruisce (noi, per esempio).