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La cultura della comunicazione: lo stato dell’Arte

Durante quello che si sta trasformando lentamente in un lungo periodo di stop forzato abbiamo assistito, e stiamo ancora assistendo, a davvero tantissime azioni (strategiche e comunicative) messe in campo per reagire a una crisi senza precedenti (e qualcosa lo abbiamo già raccontato qui).

L’emergenza, come sappiamo, ha portato diversi settori a doversi fermare necessariamente perché più di altri basano il proprio “processo” di produzione e/o fruizione su due comportamenti fondamentali: l’accoglienza e la partecipazione.

Tra questi, oltre al settore ricettivo (alberghi, ristoranti, bar, b&b, agriturismi, ecc) e più generalmente turistico (compagnie di viaggio, di booking, tour operator, guide turistiche e così via) c’è anche quello culturale e artistico che, fin da subito, ha dovuto stoppare le proprie attività e cominciare repentinamente a dover gestire questo particolare momento.

Si, lo sappiamo: si è parlato spesso della crisi del mercato culturale e artistico già prima della pandemia. Si è parlato molto di digitalizzazione e di nuove forme strategiche di marketing e comunicazione a riguardo (e anche di chi è già un passo avanti su questo tipo di argomento – e ce ne sono di realtà!). Ma tutto quello che stava procedendo seguendo un graduale percorso di rinnovamento, all’improvviso ha subito un’accelerazione coatta e senza precedenti.

Musei, biblioteche, cinema, teatri, fondazioni, gallerie d’arte – pubbliche e private – oggi si ritrovano a porte chiuse, con i sipari abbassati e con spenti i proiettori: come ovviare a questa situazione? Come fare, a re-agire?

In Italia – ma la situazione si sta, ahinoi, espandendo anche nel resto del mondo – sin dall’alba della proclamazione del lockdown nazionale da parte del governo, il ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, Dario Franceschini, ha lanciato un appello: quello di condividere con tutti i canali possibili – anche e soprattutto quelli digitali – la bellezza del nostro patrimonio, fosse esso tangibile o intangibile e custodito nelle case della cultura nazionali o private, per poter permettere a tutti di continuare a fruire on line e da casa.

E, seppur questa re-azione oggi, a circa 40 giorni dal blocco, non è la soluzione alla crisi economica a cui sta andando incontro il settore culturale, tante (e per primo proprio il MiBACT) sono state le istituzioni e gli enti che hanno prontamente risposto “presente!” a questo accorato appello.

Con la campagna mediatica La cultura non si ferma, lanciata con l’hashtag #iorestoacasa” e finalizzata al coinvolgimento e alla discussione, oltre che diffusione, dei contenuti culturali sui social e sul web, il Ministero ha creato un vero e proprio mood che oggi si è addirittura allargato alle quotidiane funzioni che abbiamo, per forza di cose, dovuto spostare tra le mura domestiche delle nostre abitazioni (su Instagram siamo arrivati già a più di tre milioni di post pubblici legati a questo hashtag).

https://www.instagram.com/p/B9e5HQUpulJ/
La campagna #iorestoacasa lanciata dal MiBACT l’8 marzo 2020

Ma tornando alla mission della campagna: #iorestoacasa, dicevamo, ha generato un’impensabile – considerando lo status quo della digitalizzazione culturale degli enti e delle istituzioni del nostro Paese, ndrmessa in campo di azioni volte a garantire:

  • il prosegimento, per quanto possibile, di tante iniziative sospese o di prossima manifestazione;
  • la genesi di altrettante azioni volte a sottolineare l’importanza del nostro patrimonio culturale (anche in termini economici, non solo sociali);
  • il riaccendere (o il mantenere accesi) i riflettori su stanze, sale e palchi su cui il black out generato dall’emergenza COVID-19 poteva far cadere definitivamente il buio.
https://www.instagram.com/p/B-jeciuohvy/

Da Milano a Palermo, passando per Firenze, Bologna, Roma, Napoli, Matera (anche la Fondazione Sassi, ente con cui collaboriamo e che ha così risposto) e tanti musei, parchi archeologici, cineteche, fondazioni, teatri, mediateche di altrettante città e comuni italiani hanno trasportato, perfezionando nel seppur breve tempo, il proprio patrimonio sul web e sui social, attivandosi con:

  • rilancio dei progetti virtuali e digitali già in essere;
  • uso massiccio di una comunicazione digitale sui social network;
  • dirette Instagram, Facebook e You Tube;
  • comunicazioni interattive utilizzando le stories Instagram e tutti i mezzi digitali possibili;
  • virtual tour (fruibili gratuitamente su web site, canali You Tube, IG TV e affini);
  • backstage e approfondimenti;
  • interviste e scambi di opinioni rigorosamente a distanza e in video call;
  • performance e tour in live streaming;
  • attivazione di nuovi canali social e di nuove piattaforme virtuali;
  • integrazione sui propri siti web di nuovi spazi, sezioni e pagine dedicate a questa mission.

Il tutto, per raccontare e raccontarsi generando meraviglia per la bellezza oltre che un (r)innovato interesse da parte di affezionati o nuovi cultori del bello dell’arte e della cultura, ovviamente senza dimenticare le vittime, le difficoltà, il mondo fuori da questi “nuovi” contenitori e generatori di stupore.

Proprio nel segno del rispetto e sostengo di tutti, diverse sono state anche le iniziative volte alla solidarietà: raccolte fondi, aste di beneficenza, maratone a sfondo solidale (come quella de L’Italia chiamò, a cui abbiamo risposto creativamente così), impiego di apparecchiature, makers e materiali per aiutare chi oggi si trova in prima fila a far fronte all’emergenza sanitaria e sociale.

https://www.instagram.com/p/B9jzsVsjYpB/
L’iniziativa de L’Italia Chiamò

Come molte sono le proposte messe in campo per intrattenere le categorie più a rischio di esclusione sociale, quali bambini e ragazzi, ma anche quelle più fragili.

Sempre il MiBACT, per esempio, insieme a partner e collaboratori, è sceso ancora una volta in campo mettendo a disposizione sul proprio canale You Tube, tre virtual tour doppiati in LIS, la Lingua italiana dei Segni, per un viaggio in tre fra i più importanti musei archeologici nazionali.

Il virtual tour in LIS nel Museo Nazionale Romano in Palazzo Massimo

O, ancora, l’iniziativa FUMETTI NEI MUSEI. Nato nel 2018 per voler incentivare il valore artistico e culturale del fumetto e la sua utilità nei percorsi di didattica scolastico-museale, e rilanciato nel 2019 con una grande mostra, questo progetto, in collaborazione con Coconino Press – Fandango, ha messo in campo note firme del fumetto italiano per raccontare i musei statali attraverso l’illustrazione. Questi racconti da collazione sono stati al momento digitalizzati e messi a disposizione on line ogni settimana, e gratuitamente, per essere fruiti prima di tutto dai ragazzi, ma anche dai cultori del genere.

https://www.instagram.com/p/B-UASz8HrFd/

E poi: il Museo Tattile Statale Omero. Non solo ha proposto il programma “Toccare l’Arte alla Radio”, una trasmissione ascoltabile e realizzata in collaborazione con Slash Radio Web – la radio ufficiale dell’Unione Ciechi ed Ipovedenti italiana – per parlare ovviamente di Arte in attesa di tornare a toccarla dal vivo, ma ha pensato di essere presente in maniera costante anche sui social con tanti progetti per coinvolgere piccoli e grandi partecipanti.

https://www.instagram.com/p/B-UlliSp6qp/

Con la cultura non si mangia, diceva qualcuno. Oggi, però, stiamo ricevendo l’ennesima conferma di quanto questa considerazione fosse errata.

Il “mercato” culturale e artistico, strettamente legato al settore turistico con largo margine dato all’in-coming dall’estero, si è trovato a dover fare i conti con una pesante situazione sì di blocco delle attività che per loro stessa natura, appunto, hanno a che fare con il rapporto diretto che i fruitori instaurano con i prodotti culturali, ma anche con una pesante crisi economica che ha dovuto far riconvertire velocemente molte strategie – palesemente e in molti casi risultate obsolete e necessarie di revisione – di comunicazione e marketing anche in vista del futuro.

Ciò che sembra una divagazione sullo stato dell’Arte da parte nostra, altro non è che una presa di coscienza su quanto e come stia generalmente cambiando lo scenario relativamente anche al nostro lavoro creativo.

Questa reazione del mondo culturale e artistico ci ha fatto riprendere in considerazione anche un altro aspetto: la necessità e il bisogno di raccontare nel modo più “semplice” e diretto possibile quello che abbiamo, solleticando l’emozione, l’emotività e la curiosità, utilizzando tutti i mezzi possibili. Qualcosa che nel mondo della comunicazione – digitale soprattutto – era stato un in un certo senso messo un po’ da parte, per lasciare spazio a una maggiore ironia e comicità fast and furious che potessero velocemente rendere virali post e campagne.

Ma in fondo, la comunicazione (dal latino cum “insieme” e munis “dovere”, “funzione”) ha proprio una finalità: mettere insieme, unire, arrivare all’altro parlandogli di qualcosa che lo aiuti a riflettere e a identificarsi con pancia, cuore e testa.

Il nostro compito consisterà non nell’aggredire gli utenti (pubblico, clienti o fruitori che siano), ma nell’aiutarli a percepire e far proprio il cambiamento già in atto, integrandosi con esso. Per essere di supporto e servizio al prossimo, per rivalutare forme più semplici e meno sofisticate di narrazione, per sentirci parte di un insieme che soddisfi le nostre reali necessità con offerte che si tramutino in operazioni di marketing e comunicazione che risultino realmente adeguate alle domande.

Dopo questa emergenza, ma già durante, dobbiamo essere pronti con strategie che arrivino all’anima delle persone e delle loro esigenze, traendo ispirazione da tutto quello che abbiamo avuto e avremo intorno, per farle sentire tranquille, sicure e in grado di pensare e sognare – e poi convincersi a concedersi – a un momento di spensieratezza.

Pensateci: una delle prime proposte che già aleggia nell’aria (oltre ai diversi, importanti e necessari interventi tecnico-economici) per rilanciare il settore culturale una volta usciti dalla pandemia è proprio quella di attivare una grande campagna di comunicazione. Ne conviene che sia proprio questo il primo passo da fare, valutando e soppesando strategie di comunicazione e marketing insieme alle tante opportunità di sviluppo e di adeguamento che vanno a braccetto con l’immensa possibilità che ci è offerta anche dal digitale quale un mezzo per proporre, migliorare, comunicare, fruire, custodire, valorizzare.

Tutto, però, da maneggiare con saggezza, cura e preparazione. Proprio come fosse un’opera d’arte.

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